[IT] Impatto ambientale della zootecnica



Nel 2006 la Food and Agriculture Organization (FAO) delle Nazioni Unite (UN) pubblica un report richiedendo urgentemente un cambiamento nel consumo di alimenti di origine animale [1]. Un report completo che tiene in considerazione l’effetto della produzione di carne e latticini sul’ambiente considerando emissioni di gas serra, utilizzo di acqua, di terra coltivabile, deforestazione, estinzione di specie animali e effetti sulla vita marina negli oceni.


Emissioni di gas serra in atmosfera

Gli scienziati correlano l’aumento, negli anni, delle emissioni in atmosfera di gas serra (come l’anidride carbonica) al susseguente surriscaldamento globale che sta sciogliendo i nostri ghiacciai [3]. L’indice é dato dalla concentrazione di CO2 in atmosfera. L’industria della carne, connessa direttamente a quella del latte, é responsabile del 18 % sul totale di queste emissioni dovute all’azione dell’uomo, superiore a quelle emesse da tutti i sistemi di trasporto (13%), in terra, aria e acqua. Inoltre, il bestiame produce molto metano, il quale ha un impatto molto piú importante sul cambiamento climatico del diossido di carbonio (o anidride carbonica) [4]. Prendendo in considerazione il sistema completo, tuttavia, uno studio piú recente e comprensibile mosta come l’allevamento intensivo di bestiame ed i suoi prodotti correlati rappresenta il 51% della produzione mondiale delle emissioni di gas serra [2]. Quest’ultimo tiene conto, infatti, di tutto il processo produttivo di mangimi, delle risorse utilizzate e della deforestazione prodotta.

 
Correlazione fra l’emissione di gas serra (CO2 concentration) and l’aumento di temperatura media terrestre [6].

Emissioni dovute al consumo di diverse tipologie di cibo [5].



Consumo di acqua

L’incremento demografico della specie umana richede molta piú acqua fresca. La richiesta é geograficamente concentrata in zone che, tuttavia, non possono sostenerla [7]. La FAO si aspetta una popolazione di 1.8 miliardi di persone in assoluta scarsitá d’acqua, e 2/3 del pianeta sotto stress per il 2025 [8]. L’agricultura consuma circa il 70% della acqua fresca mondiale. Secondo un articolo pubblicato sul BioScience [9], la coltivazioni di cereali richiede moltissima meno acqua fresca in confronto al ciclo produttivo di carne da manzo. Il grafico sottostante é ottenuto grazie a un database di acqua utilizzata per la produzione di diversi tipi di cibo per unitá di massa [10], mentre, il successivo mostra l’equivalente per kcal (data da fonte [11]).



Acqua necessaria alla produzione di 1 kg di diversi tipi di cibo [10].






Occupazione di terreno coltivabile e deforestazione

Diverse risorse affermano che la terra occupata dagi allevamenti intensivi rappresenta dal 30 al 45% della terra priva di ghiaccio [13, 14, 15, 16]. Questo non é abbastanza, poiché gli stessi allevamenti sono responsabili per il 91% della deforestazione della foresta delle Amazzoni [17]. Le foreste tropicali sono distrutte ad un passo di 8 million di ettari all’anno [18]. La causa maggiore é dovuta al piazzamento di piantagioni per mangimi [19], soprattutto soia [20]. Nel mondo, come minimo il 50% di alimenti di origine vegetale é destinato agli allevamenti di bestiame [21, 22, 23, 24]. L’incremento di domanda dell’olio di plama, invece, rappresenta la causa maggiore di deforestazione in Indonesia [25], dove orango tango ed elefanti  continuano a morire per la distruzione del loro habitat.

Con un alimentazione completamente vegetale (vegana) una persona richiede 1/6 di ettaro; con un alimentazione vegetariana 3 volte tanto (1/2 ettaro); mentre una persona media richiede 18 volte la terra richiesta da un vegano [26]. La fonte [27] attesta che 3 milioni di bambini muoiono ogni anno di fame o malnutrizione. Ció significa che un bambino muore ogni 10 secondi per queste cause. Tuttavia, piú del 50% del cibo coltivato é destinato ai 70 miliardi di animali attualmente allevati annulamente nel mondo [28].




Oceani

3/4 della fauna marina mondiale é sfruttata oppure completamente esaurita [29]. La conseguenza sono oceani vuoti entro il 2048 [30].

Fonti

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